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Se Ida è una ragazza che, contro ogni aspettativa della madre, ha scelto di dare una rigida impronta razionalistica alla sua vita diventando ingegnere e mettendo da parte il suo amore per la poesia, Federico è un ricercatore che lavora nel campo della biologia e genetica ma che ama la mitologia e la musica sacra. Amici in un gruppo eterogeneo, pur provando una reciproca simpatia peraltro mai esplicitata, potrebbero continuare a vivere le loro vite in modo parallelo se Elyas, uno straniero gentile e misterioso, non fosse venuto ad aprire uno strano emporio nel paese dove abitano. Tra erbe, piante esotiche, libri e strani vecchi oggetti dal fascino segreto, Elyas vuol restituire anche i sogni a chi, come dice lui, “non li ha più o ha paura di crederci ancora”. Quel luogo, a causa del quale si confronteranno le varie anime dei residenti, sarà per i due protagonisti l’occasione per un difficile cammino verso la riscoperta di se stessi e dei loro reali obiettivi per il futuro che li condurrà a scegliersi reciprocamente e ad accettare di diventare parte di un progetto del quale Elyas è artefice e parte in causa. Il senso della vita e la continuità di questa oltre lo spazio e il tempo apparentemente concesso a ciascuno di noi, costituiscono il fil rouge di questa storia dove nulla è scontato e dove il libero arbitrio si confronta e combatte con i disegni spesso imperscrutabili del destino.
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Tre storie, tre vite diverse: Agnese volitiva e intraprendente, Angelica realizzata e sicura di sé, Rita sfrontata fino al limite di una incosciente lungimiranza. Messe di fronte a una scelta importante, dovranno necessariamente confrontarsi con se stesse e con i propri limiti. La prima si troverà a dover scegliere se continuare a portare avanti oppure sacrificare l’amore per lasciare aperta la porta a un’ultima occasione. La seconda, nella notte prima del suo matrimonio in un momento di profonda intimità con sua madre, scoprirà il vero valore del tempo proprio in quell’ultima occasione. La terza, stanca e insoddisfatta della propria vita, non esiterà a trascinare nel suo salto nel vuoto la sua famiglia pur di afferrare al volo la sua ultima occasione.
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Spesso nella vita è necessario procedere a ritroso nei ricordi per dare un nuovo significato al proprio esistere e questo cammino sui sentieri più antichi dell'anima è difficile: sono sentieri sdrucciolevoli, è facile scivolare e farsi male o lasciarsi prendere dallo sconforto e sentirsi tentati di abbandonare l'impresa. Ma alla fine, quando si raggiunge la meta, tutto si ammanta di una luce diversa e assume diverse significazioni. Così fa l'autrice in questo percorso: riscopre la sua identità più profonda ri-trovando le sue radici ancorate alle pietre di una casa persa nei boschi, a un prato e a una donna essenziale delle montagne dalla quale hanno avuto origine le donne legate alla sua vita. Poco alla volta conosceremo Maria Ventura, una donna forte, indipendente e saggia che ha trasmesso, per linea di sangue femminile, una forte consapevolezza del sé a tutte le donne di quella stirpe e una generosità indispensabile alla sopravvivenza di quanti vissero tempi difficili in luoghi altrettanto difficili.
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Ne 'La cattedrale nel mare' la nostra felicità sta nel raggiungere, non con le nostre forze ma in modo misericorde e gratuito, una consapevolezza della propria identità, un significato che illumini l’esistenza e dia senso anche alle piccole cose, liete o tristi che siano. La ricerca della felicità anima tutti i personaggi di questo romanzo secondo percorsi diversi eppure convergenti, su piani apparentemente incompatibili eppure capaci d’intersecarsi. La ricerca implica l’esistenza del Mistero da ritrovare: la capacità di aprire gli occhi dell’anima e vedere laddove altri non vedono è un grande dono. Che poi si riconosca quell’Avvenimento capace di cambiare la propria vita radicalmente e condurla a piena realizzazione o che si chiudano ostinatamente gli occhi per non accettare quanto essi vedono, è nella libertà di ognuno. Tre uomini profondamente diversi: un critico teatrale, un costruttore di cattedrali e un vedovo pensionato, uniti da un invincibile bisogno di realizzazione e felicità, vivono avventure affascinanti tra Francia, Italia, Germania, Olanda e Cile, mossi da un destino che si manifesta loro attraverso presenze reali o immaginifiche inviate a provocare quell’incontro, quel cambiamento radicale dell’esistenza che chiamiamo Avvenimento. Ma non meno importanti sono le presenze femminili, quelle che sono loro a fianco e quelle che incontrano: ognuna porta in sé, con linguaggi diversi, la voce dello Spirito e ne è, più o meno coscientemente, testimone e portavoce. Sarà proprio da questa complessa e conflittuale dialettica che ognuno si troverà costretto a scegliere e a fare i conti con un “libero arbitrio” che non è mai una facile scappatoia alle proprie responsabilità. Nulla in queste pagine è come appare, tutto rimanda ad Altro e al supremo abbandono, ad una volontà diversa da noi, operante per renderci pienamente felici.
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Tommy e la sua felpa rossa inizieranno un nuovo cammino: diventare grandi. Tommy scoprirà come è bello crescere anche se dovrà rinunciare alla sua felpa preferita! Illustrazioni di Silvia Pignat
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La magia nelle parole. Da sempre il “fantastico” è un universo parallelo al reale che funge da luogo dove il reale si specchia per ricoprire e riscoprirsi. Ben lo sa la nostra Autrice che ad esso rivolge le sue attenzioni per “raccontare” ciò che la memoria ha perso in una progressiva e inarrestabile deriva. Deriva che l’ha portata lontano dalle sue radici per condurla in un alienante eterno presente dove tutto vive e si esaurisce nell’attimo che si sta vivendo. Questi racconti che Emilia Bigiani ci propone vogliono essere un cammino a ritroso alla scoperta, o meglio alla ri-scoperta, di ciò che davvero ci appartiene e che costituisce il senso vero dell’esistenza. Il sapiente uso della fabula vuol essere un escamotage per restituire alla fantasia quella libertà che le permette di riappropriarsi di quei valori etici, sociali e morali che sono andati via via opacizzandosi. La parola - e la magia che contiene - diventa così veicolo di una narrazione densa di suggestioni e di emozioni che ci porta in luoghi e tempi diversi facendoci incontrare figure archetipiche. Sono loro, con le loro storie, che ci invitano a riprenderci il primato sulle cose effimere che ci vengono millantate come “necessarie” alla nostra esistenza.
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LA NOTTE DEL PREDATORE raccoglie due storie tra loro legate: La tela del ragno e Buio. Il primo racconto parte da un’isola incontaminata dell’arcipelago delle Galàpagos che nasconde antichi orrori. I mutamenti climatici dovuti allo scarso rispetto dell’uomo per la natura hanno iniziato a creare pesanti conseguenze in tutto il pianeta mentre in quell’isola prende vita, da un incrocio della fauna locale, un temibile mostro. La storia continua in Europa dove l’Agente dell’FBI Oran è sulle tracce di un efferato serial killer che ha fatto vittime anche in altre parti del mondo. Ma ad affiancare il killer ci sarà anche il Depredador, il mostro dell’isola giunto misteriosamente nel Vecchio Continente. Il secondo racconto, Buio, è ambientato a Savona qualche anno dopo gli eventi narrati in La tela del ragno. Il clima nel mondo è ulteriormente peggiorato: rimangono solo tre ore di luce durante la giornata, i crimini si sono moltiplicati e un serial-killer agisce indisturbato rapendo e uccidendo adolescenti. la detective Marvel, specializzata nella ricerca delle persone scomparse, verrà coinvolta in questa indagine da un dj locale. In una città trasfigurata da caldo torrido e abitata da una popolazione sempre più alla deriva, vittima della paura per le violenze e per il degrado sociale, i due protagonisti cercheranno, tra mille difficoltà, di dare un senso alle loro vite. Come nel romanzo precedente, nascosta tra le righe troverete anche una grande storia di Amore.
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Montegiordano (Cosenza), primi anni Sessanta. Una regola antica ma sempre viva in alcune sacche popolari, stabilisce che la figlia minore non può maritarsi se la maggiore non l’ha ancora fatto. La protagonista viene quindi costretta ad un matrimonio non voluto perché sua sorella si è compromessa e deve riparare. Lo sposo che le è stato assegnato, che aveva posato lo sguardo su di lei fin da quando era adolescente, è un personaggio potente ma ambiguo e senza scrupoli che tesserà una trama perversa alle sue spalle costringendola ad una vita di dolore ed espiazione, fino all’epilogo quando, in un moto di ribellione, si libererà dei lacci che l’hanno costretta all’inferno per riprendersi almeno la dignità. Il titolo prende le mosse da un famoso brano del 1961 dell’autore cileno Antonio Prieto, poi tradotto in italiano con parole di Mogol e Tony Dallara e presentato da quest’ultimo e da Domenico Modugno nel 1962 dove si racconta di una ragazza all’altare che piange “ma non di gioia”.
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Marco è appena entrato nell'ufficio della prestigiosa banca londinese dove lavora da alcuni anni, quando riceve una telefonata che annuncia la morte del padre. Lascia immediatamente l'Inghilterra alla volta di Livorno, la sua città dell'infanzia e dell'adolescenza, per assistere al funerale di colui con il quale non ha più rapporti da almeno quindici anni. L'occasione gli permette di venire a conoscenza di verità diverse, nascoste da sua madre, sul padre rispetto a eventi che hanno contribuito al suo distacco dal genitore. Un'opportunità per ripensare e riflettere sul suo comportamento ma anche per ritrovare antichi sentimenti, forse mai sopiti, per quel mondo e quelle persone che aveva, forse con troppa fretta, abbandonato. Anche sua moglie, dalla quale si era allontanato incapace di superare incomprensioni e taciti rancori, gli darà modo di rivalutare i sentimenti verso di lei facendogli riscoprire l'amore.
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Il Maresciallo Lorenzo Marta torna con una nuova indagine. Questa volta è alle prese con la prostituzione e la lotta allo stato di schiavitù in cui sono ridotte alcune ragazze di colore; si troverà così a fare i conti con la mafia nigeriana e avrà a che fare anche con il vudù. Il titolo del romanzo è riferito al nome col quale i fucecchiesi chiamano la settimana del Palio. Anche il maresciallo vivrà la sua personalissima settimana di passione a causa di un incontro che lo riporterà a vicende successe una decina di anni prima. Il romanzo prende il via il lunedì, primo giorno della settimana di passione e ultimo giorno di lavoro per Sileno, amico di sempre del maresciallo, che avrà una grossissima sorpresa prima dei giorni di ferie che ha preso per il Palio. Mentre Sileno vive la settimana del Palio insieme alla fidanzata Maddalena, il maresciallo dovrà fare i conti con situazioni drammatiche che lo riguarderanno personalmente.
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Negli anni ’30 un gruppo di adolescenti attratti da un progetto comune, si ritrova a condividere la propria vita e crescita interiore guidati da un’insegnante di disegno e pittura dai metodi totalmente fuori dagli schemi tradizionali. L’espressione artistica in tutte le sue sfaccettature influenzerà il loro modo di pensare, di vivere e di comportarsi, formerà rapporti solidali e puri che solo l’avvento del Fascismo e della Seconda Guerra Mondiale interromperà fisicamente, avviando ognuno alla propria vita. Quasi casualmente, questo gruppo si ritrova negli anni ’70 per passare il testimone a giovani che, come loro anni prima, inseguono un sogno: l’emancipazione dai condizionamenti esterni. Un viaggio nella libera espressione, nel significato della vita e dei suoi valori attraverso tutte le forme artistiche, capaci di educare ai giusti valori e alla percezione delle priorità positive e costruttive.
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Su quella terrazza fra cielo e mare in una calda notte di fine maggio, Matteo e Monica si erano guardati per la prima volta ed era stato subito amore. Un amore culminato nel matrimonio e consolidato con la nascita di Andrea. Un amore che sembrava dovesse durare in eterno ma che dopo l’arrivo di Camilla, la loro secondogenita, era precipitato in una crisi profonda. Tempo, pazienza e comprensione non erano serviti a nulla: alla fine, Matteo aveva dovuto subire la separazione e quindi l’allontanamento dalla sua casa e, soprattutto, dai figli. In un solo attimo, aveva perso tutto. Si era così ritrovato solo e disperato a dover cercare in sé la forza di ricominciare, inventandosi una vita che non voleva, ma quella forza era troppo lontana per essere ritrovata.