La Novia

Tiziana De Felice

13,00

Montegiordano (Cosenza), primi anni Sessanta. Una regola antica ma sempre viva in alcune sacche popolari, stabilisce che la figlia minore non può maritarsi se la maggiore non l’ha ancora fatto. La protagonista viene quindi costretta ad un matrimonio non voluto perché sua sorella si è compromessa e deve riparare. Lo sposo che le è stato assegnato, che aveva posato lo sguardo su di lei fin da quando era adolescente, è un personaggio potente ma ambiguo e senza scrupoli che tesserà una trama perversa alle sue spalle costringendola ad una vita di dolore ed espiazione, fino all’epilogo quando, in un moto di ribellione, si libererà dei lacci che l’hanno costretta all’inferno per riprendersi almeno la dignità.
Il titolo prende le mosse da un famoso brano del 1961 dell’autore cileno Antonio Prieto, poi tradotto in italiano con parole di Mogol e Tony Dallara e presentato da quest’ultimo e da Domenico Modugno nel 1962 dove si racconta di una ragazza all’altare che piange “ma non di gioia”.

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Descrizione

La Novia si svolge a Montegiordano (Cosenza), nei primi anni Sessanta. Una regola antica ma sempre viva in alcune sacche popolari, stabilisce che la figlia minore non può maritarsi se la maggiore non l’ha ancora fatto. La protagonista viene quindi costretta ad un matrimonio non voluto perché sua sorella si è compromessa e deve riparare. Lo sposo che le è stato assegnato, che aveva posato lo sguardo su di lei fin da quando era adolescente, è un personaggio potente ma ambiguo e senza scrupoli che tesserà una trama perversa alle sue spalle costringendola ad una vita di dolore ed espiazione. Fino all’epilogo quando, in un moto di ribellione, si libererà dei lacci che l’hanno costretta all’inferno per riprendersi almeno la dignità.
Il titolo prende le mosse da un famoso brano del 1961 dell’autore cileno Antonio Prieto, poi tradotto in italiano con parole di Mogol e Tony Dallara e presentato da quest’ultimo e da Domenico Modugno nel 1962 dove si racconta di una ragazza all’altare che piange “ma non di gioia”.

L’autrice
Tiziana De Felice è un medico chirurgo specialista in Anestesia-Rianimazione e Omeopatia. È laureata anche in Storia con indirizzo storico-religioso e diplomata alla Scuola di Dizione e Recitazione diretta da Enzina Conte. Ha fatto parte della Compagnia Teatrale Vertigo di Livorno. Ha frequentato il Laboratorio teatrale “…essere o non essere, attori” della Fondazione Goldoni di Livorno. Dipinge da circa 20 anni, ha fatto personali su tutto il territorio nazionale ed ha pubblicato una monografia nel 2009 per Petrarte edizioni. Scrive racconti e poesie con le quali ha conseguito numerosi riconoscimenti. È membro del gruppo QWERTY con il quale ha pubblicato in otto raccolte. Nel 2016 è uscito il suo primo libro Ci ho messo la faccia, nel 2019 Raccontarocchi con 22 racconti abbinati ai 22 Arcani Maggiori che ha illustrato.

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