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Anche la pioggia torna al fiume è un lavoro di scavo e di cesello sulle sue radici, che si sviluppa per gemmazione e approfondimento, concentrando qui anche i tratti di un lavoro analitico ed esoterico, dove l’andare avanti è spesso un ritorno indietro, come un rammendo che rinforza e ridefinisce ogni passo. Lina, Rosa, Egle, Selene e tutte le altre sono donne che vivono su una montagna europea ben prima di ogni battaglia per l’emancipazione, e tuttavia sono del tutto consapevoli di sé, dedite alla sacralità della vita, all’importanza dei legami con la terra e tutti i suoi abitanti, uomini e animali, bambini e vecchi, vento e acque, sereno e bufere, lavoro e pause… nell’alternarsi ciclico delle stagioni. Sono donne silenziose e scabre, essenziali e assolute, raccontate nei loro gesti quotidiani, in un presente storico che le fissa in immagini emblematiche come le figure di un presepe. Somigliano alle grandi Madri della preistoria, ma sono anche le donne di oggi e di tutti i tempi, le coraggiose custodi del fuoco e del lievito – le signore dell’Etica – che in qualunque epoca potranno ridare spirito, nerbo e senso a una società infiacchita, annoiata e dispersa, attraverso un’indomita ricerca di senso e di fedeltà al proprio ruolo.
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“…La lettura dello spazio dove si svolgono i fatti non ha posto problemi. È un fazzoletto di terra stretto tra il mare e le Alpi Apuane. A oriente lo limita il corso d’acqua del Cinquale, a occidente il fiume Magra.
Un mondo minuscolo, idealmente raccolto attorno alla città di Massa (la Città dipinta), con la rocca, il Palazzo Ducale, il duomo e il liceo classico Pellegrino Rossi. Sui monti di quella città, sul lido invernale della marina, ho imparato a coltivare la solitudine e a governarne la magnificenza. In ogni tabellone abitano uno o più personaggi che parlano, si agitano, sgambettano carichi dei fatti propri e di quelli degli altri, a volte accaduti in tempi remotissimi ma nella sostanza sempre attuali, pronti a ripetersi nel futuro con ricorrente frequenza, con identica intensità. Tutto è contemporaneo. Sotto il sole non c’è mai nulla di nuovo. Non ci sono barbari nuovi, non ci sono profeti diversi. Le parole e le frasi in corsivo, di cui non è citata la fonte, fanno parte di una miscellanea attinta dal pozzo dei ricordi (ascolti, letture, colloqui)”. Un affascinante viaggio nelle parole e nelle emozioni evocate da una mente capace di sfuggire alle insane prigioni di una rigida razionalità.
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Quando ad un certo punto della vita prendiamo consapevolezza della nostra fragilità, dell’impermanenza di tutte le cose, solo la riconquista del momento presente può dare nuova linfa e nuovo significato alla nostra esistenza che ritorna preziosa, degna di essere vissuta, proprio perché non dura per sempre.
Questa consapevolezza raramente è un dono spontaneo che matura presto nella vita: spesso è il frutto di esperienze dolorose che talora ti mettono di fronte a situazioni difficili nella tua vita, addirittura dal trovarsi faccia a faccia con la morte, altre volte è il frutto semplicemente dell’età che avanza, dell’accorgerti “improvvisamente” che il tempo è passato, e la riflessione diventa necessità. Alla fine, quel che più conta è che, contemplando la nostra esistenza magari al tramonto seduti in veranda, la parola che meglio definisce la nostra vita sia “gratitudine”.
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“Un uomo sulla quarantina con il fisico muscoloso mi ricevette alzandosi in piedi e dandomi la mano in una stretta decisa ma calda, puntandomi addosso due occhi di un azzurro intenso. Alle sue spalle due cartine geografiche delle Apuane con alcune zone cerchiate in rosso, sotto due attestati di partecipazione al soccorso alpino e alcune foto”. Così Emma nel primo racconto, Girasoli, ci presenta il Commissario Paolo Carrani, che sarà il personaggio chiave di queste due storie nelle quali faremo la conoscenza del nuovo protagonista del giallo italiano. L’ambientazione toscana e più precisamente in uno dei tanti incantevoli borghi della lucchesia, Barga, ci regala atmosfere e tradizioni locali che possono però ben estendersi ai tanti altri centri minori del nostro Paese. Un giallo originale nel quale la dimensione umana dei personaggi, anche dei “cattivi”, supera di gran lunga la spettacolarità delle azioni coinvolgendo il lettore in un gioco di ipotesi tutte verosimili e possibili.
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Spesso nella vita è necessario procedere a ritroso nei ricordi per dare un nuovo significato al proprio esistere e questo cammino sui sentieri più antichi dell'anima è difficile: sono sentieri sdrucciolevoli, è facile scivolare e farsi male o lasciarsi prendere dallo sconforto e sentirsi tentati di abbandonare l'impresa. Ma alla fine, quando si raggiunge la meta, tutto si ammanta di una luce diversa e assume diverse significazioni. Così fa l'autrice in questo percorso: riscopre la sua identità più profonda ri-trovando le sue radici ancorate alle pietre di una casa persa nei boschi, a un prato e a una donna essenziale delle montagne dalla quale hanno avuto origine le donne legate alla sua vita. Poco alla volta conosceremo Maria Ventura, una donna forte, indipendente e saggia che ha trasmesso, per linea di sangue femminile, una forte consapevolezza del sé a tutte le donne di quella stirpe e una generosità indispensabile alla sopravvivenza di quanti vissero tempi difficili in luoghi altrettanto difficili.
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Vincenzino Scapece, meglio conosciuto come "‘o scugnizzo de’ Vergini" è il protagonista di questo racconto fantastico dal sapore antico ambientato in una Napoli del passato. Le vicissitudini della vita lo portano a conoscere il bene e il male, la strada, la fame, la cultura, l’ignoranza, il sacro e il profano. Ritrovatosi orfano di padre a soli 11 anni è costretto a rimboccarsi le maniche per aiutare la madre Nannina a tirare su gli altri quattro fratelli: si da fare accettando di sottoporsi a lavori anche duri ed umilianti, diventando spesso vittima di soprusi fino a quando non escogita un modo diverso per fare soldi all’insegna dell’onestà… Quando tutto sembra andare per il verso giusto, in prossimità del Natale, la quotidianità è interrotta da un evento che sconvolge l’intera comunità: la realtà si confonde con la fantasia prendendone forse il sopravvento. I "cattivi" vengono misteriosamente trasportati da un vento violento dentro bolle sospese per aria che riproducono il quartiere, creando un luogo all'interno del quale ognuno ha la possibilità di redimersi. Solo chi lo farà davvero, però, potrà salvarsi...
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Una poltrona e un divano in una stanza poco illuminata, due donne una di fronte all’altra. Il racconto di una storia. “È un caso strano!”, pensa Anna Giulia Manfredi quando incontra una donna che la implora di restituirle la voce. È una cantante lirica, e in Teatro deve interpretare la Tosca di Giacomo Puccini. Anna Giulia ha appena saputo di alcune lettere ritrovate dentro una valigia. Sono del Maestro. Parlano di una donna e di un amore segreto di cento anni prima. Il nome della donna è Giulia Manfredi. Una corrente invisibile trascina la protagonista verso una storia che pretende di essere scoperta. Tosca, la trisavola, conosceva bene Giacomo Puccini. Augusto, suo nonno, ha giocato a carte con lui in una partita storica. Mussolini lo ha proposto per la medaglia d’oro, ma lui l’ha rifiutata. Antonia ha due anime e un segreto. Noemi è una pianista che scopre di essere ebrea e non trova pace. Bonacato la segue e la protegge. Giovanni, arcaico signore barbaricino, è malato ai polmoni. Pietro è uno scultore alcolista. Nicola il pescatore ha i piedi palmati e vive in mare. Dalla seconda guerra mondiale a oggi. Da Lucca a Cagliari a Nuoro, la storia si dipana fino a Gerusalemme, la città bianca e oro. Luogo sacro dove si può incontrare Dio. Non quello che divide, ma quello che nasce con noi. Ognuno ha il suo.
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Montegiordano (Cosenza), primi anni Sessanta. Una regola antica ma sempre viva in alcune sacche popolari, stabilisce che la figlia minore non può maritarsi se la maggiore non l’ha ancora fatto. La protagonista viene quindi costretta ad un matrimonio non voluto perché sua sorella si è compromessa e deve riparare. Lo sposo che le è stato assegnato, che aveva posato lo sguardo su di lei fin da quando era adolescente, è un personaggio potente ma ambiguo e senza scrupoli che tesserà una trama perversa alle sue spalle costringendola ad una vita di dolore ed espiazione, fino all’epilogo quando, in un moto di ribellione, si libererà dei lacci che l’hanno costretta all’inferno per riprendersi almeno la dignità. Il titolo prende le mosse da un famoso brano del 1961 dell’autore cileno Antonio Prieto, poi tradotto in italiano con parole di Mogol e Tony Dallara e presentato da quest’ultimo e da Domenico Modugno nel 1962 dove si racconta di una ragazza all’altare che piange “ma non di gioia”.
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Marco è appena entrato nell'ufficio della prestigiosa banca londinese dove lavora da alcuni anni, quando riceve una telefonata che annuncia la morte del padre. Lascia immediatamente l'Inghilterra alla volta di Livorno, la sua città dell'infanzia e dell'adolescenza, per assistere al funerale di colui con il quale non ha più rapporti da almeno quindici anni. L'occasione gli permette di venire a conoscenza di verità diverse, nascoste da sua madre, sul padre rispetto a eventi che hanno contribuito al suo distacco dal genitore. Un'opportunità per ripensare e riflettere sul suo comportamento ma anche per ritrovare antichi sentimenti, forse mai sopiti, per quel mondo e quelle persone che aveva, forse con troppa fretta, abbandonato. Anche sua moglie, dalla quale si era allontanato incapace di superare incomprensioni e taciti rancori, gli darà modo di rivalutare i sentimenti verso di lei facendogli riscoprire l'amore.
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Un drammatico epilogo mette di fronte Mauro ed Anna, separati da lunghi anni. Nella camera dell’hospice dove Mauro vive gli ultimi giorni della sua vita, sedato permanentemente per sua scelta, si consuma l’estremo tentativo di Anna di dare un significato alle sofferenze, ai soprusi, alle violenze e alle umiliazioni subite nei lunghi anni di matrimonio, cercando risposte che resteranno chiuse nel silenzio di un uomo che, a sua volta, porta con sé un doloroso segreto mai condiviso. In un racconto serrato fatto di monologhi che vorrebbero essere per entrambi dialoghi, i due protagonisti si raccontano e raccontano quella vita che, pur avendo in gran parte condiviso, sembra fatta di due storie diverse.
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Ultimo discendente dei Baldovini marchesi de’ Montechiari, Vittorio è l’erede designato di una vasta proprietà i cui possedimenti si estendono dalle colline fino a raggiungere il mare. Egli vive nella grande villa costruita su un pianoro che domina l’intera proprietà intorno alla quale è sorto il borgo, ideato e fatto costruire dai suoi antenati, le cui case sono le abitazioni dei contadini, suoi dipendenti. Durante i fine settimana ospita i suoi amici con le rispettive mogli trascorrendo in loro compagnia piacevoli e rilassanti giornate. Ma dietro quell’amicizia si nascondono segrete passioni, gelosie ed interessi che la presenza di un’attraente ospite faranno esplodere in un crescendo di situazioni che metteranno in crisi i rapporti tra le coppie. Un romanzo appassionante che pone l’accento sull’autenticità dei sentimenti e sul valore dell’amicizia e dell’amore.
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Continuano le avventure di Hima Terra, neo Vice Questore aggiunto della Polizia a Pisa. Dalla solo apparente tranquillità della citta toscana, la vicenda si allarga in Europa e più precisamente a Veliko Tarnovo, un’amena località a poche ore da Sofia nota per ospitare una roccaforte medievale: la fortezza di Tsarevets. Là ha sede Cruciatus, una potente organizzazione criminale che opera nell’oscuro e torbido mondo del dark web decisa a prendersi con ogni mezzo il monopolio del mercato delle perversioni. Da Pisa a Veliko un alternarsi di rocamboleschi eventi farà incontrare personaggi che mai si sarebbe pensato di trovare in quelle circostanze, mentre un ultimo colpo di scena rimetterà tutto in discussione lasciando il lettore col fiato sospeso in attesa dell’epilogo finale.